SUGAR è il titolo e l’ingrediente principale di questa mostra.
Che cos’è lo “zucchero” nell’universo concettuale e pittorico di Carolina Pozzi?
Un elemento in continua trasformazione, con uno ampio spettro di manifestazioni, simili a quelle che assume in natura il suo corrispettivo naturale, il saccarosio.
Succo, cristallo, particella solubile: lo zucchero attraversa diversi stati di materia. Viene filtrato, setacciato, calato nel fuoco, raffinato e colorato.
Può arrivare alla consistenza di un granello di sabbia, alla collosità della melassa, può essere sottile come un velo, oppure duro come un minerale. Può ingentilire il sapore del cibo e anche renderlo talmente stucchevole da essere immangiabile.
Se assunto in grandi quantità, può uccidere.
Nelle opere di SUGAR facciamo esperienza delle diverse manifestazioni dello spettro dello zucchero, del tenero, e dei confini incerti del sentimento della dolcezza.
Vediamo oggetti e paesaggi, simili a espressioni del pensiero, che ci ispirano sensazioni di tenerezza, curiosità, quiete, sorpresa, malinconia e anche un filo di inquietudine.
Le scale dimensionali si confondono: ci chiediamo se le case, che ricorrono spesso nelle opere, sono a nostra misura o se neanche il nostro dito mignolo riuscirebbe a entrare dalla porta. E ci domandiamo perché quei salottini che sembrano tanto accoglienti rimangano così enigmaticamente vuoti.
In questa dimensione pittorica tutto è dubbio e mescolanza di piani. Quello che vediamo è un carillon a forma di cuore o una bomba con una miccia pronta a detonare?
La pittura di Carolina Pozzi ci pone di fronte a interrogativi sul tempo, sull’assenza e sul nostro rapporto con l’ambiguità delle cose.
“Ogni tanto sembra che il bambino che gioca sul tappeto voglia ribellarsi alla dimensione familiare del tenero e senta la necessità di aprire la porta e trovarsi da solo in certi paesaggi fuori, che lo renderanno sempre meno bambino.
Eccolo ora adulto, in un pomeriggio, che si dà un po’ di conforto zuccherino mangiando un gelato azzurro”.
L’invito che rivolgiamo a chi visita SUGAR è quello di mettere in tasca il trascurabile, il guantino spaiato, che diventa familiare in un istante.
Carlotta Pansa