Ludovica Anversa
Edoardo Caimi
Marina Cavadini
Davide Dicorato
Oliviero Fiorenzi
Nicola Ghirardelli
Edoardo Manzoni
a cura di Riccardo Angossini
13.09.2024 - 26.10.2024
La fusione tra le pratiche artistiche contemporanee e lo sciamanesimo nella mostra “AL LUPO, AL LUPO” rappresenta un interessante esempio di come la tradizione culturale, lo studio della natura e la spiritualità ancestrale possano incontrare il linguaggio artistico contemporaneo per creare nuove forme espressive.
Già artisti come il noto Joseph Beuys, affiancato dagli atti performativi del gruppo Fluxus e a cui seguirono, tra gli anni ’60 e ’70, i poveristi italiani, si sono interessati a pratiche sciamaniche o hanno attinto da esse per indagare le profondità recondite nell’immaginario della realtà circostante.
Il lupo, figura chiave e guida all’interno del percorso iniziatico, simbolo evocativo del selvaggio e del mistero, si fonde con le pratiche dei sette artisti presenti in mostra per accompagnarci in un percorso stratificato che cerca di sondare le profondità dell'inconscio e dell’irrazionale ponendo degli spunti riflessivi inerenti alla natura, all’ecologia, al corpo ed alla fenomenologia.
Il richiamo alla figura del lupo può dunque essere interpretato in modi differenti: come simbolo della natura selvaggia e incontrollabile che si nasconde dentro di noi, come metafora della lotta tra razionalità e istintualità, ma anche, e non in ultima analisi, come rappresentazione dellalterità e della diversità.
L’immagine del lupo scardinata dal sinonimo di voracità ed individualismo che l’uomo proietta su di sé. La sacralità che lega lo sciamano ad un animale che è stato capace di sopravvivere all’estinzione.
Il lupo, così come l’artista, diviene, in una società profondamente alienata e perturbante come la nostra, una radura dell’anima umana, metafora di luce e verità, una guida per un viaggio iniziatico alla scoperta di un’intima e segreta identità. Esso diviene una figura in bilico tra “guaritore e mediatore culturale” capace di introdurci attraverso il mutamento del suo stato di “coscienza artistica” in una diversa condizione di consapevolezza e riflessione.
Sette artisti**, tesi ad inserirsi in nuovi orizzonti di pensiero nella scienza dell’abitudine e nell’atrofia della sensazione, attraverso l’innato desiderio di connettere differenti spunti filosofici danno vita ad azioni performative, rituali terapeutici ed immagini oniriche.
Le opere in mostra possono significare un gesto di rivolta, un tentato atto di liberazione nei confronti di una strumentalizzazione mediatica che affiora nel panorama contemporaneo.